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Imballaggi e Fase2: l’importanza del riciclo

Covid-19: nella Fase 2, cresce a dismisura il quantitativo di packaging legati alla consegna -soprattutto a domicilio – di cibi e prodotti alimentari protetti da imballi primari che diventeranno presto rifiuto. Mi sembra opportuno sottolineare questo problema oggi, giorno in cui in Senato approda, in sede consultiva, l’esame del pacchetto di misure sull’economia circolare: uno dei passaggi al vaglio riguarda proprio l’attuazione della direttiva europea su imballaggi e rifiuti da imballaggio.

Gli imballi utilizzati devono essere realizzati in materiali compostabili o facilmente riciclabili: per questo sarebbe importante effettuare una campagna di sensibilizzazione. Resta anche il problema di migliorare la raccolta e provvedere al corretto smaltimento. La stessa cosa vale per i guanti e le mascherine utilizzate dalla collettività: dovremo utilizzarne un numero esorbitante e rischiano di aggiungersi ai tappi di bottiglia o alle cannucce in plastica che ritroviamo in strada o in spiaggia. Queste direttive giungono al momento opportuno, ponendo attenzione sulla modalità di produzione degli imballi come l’ecodesign, così da rendere più facile il loro riciclaggio, utilizzando ad esempio monomateriali da poter recuperare in buona parte dopo l’utilizzo oppure materiali biodegradabili che dopo un processo di decomposizione fisica, chimica o biologica si trasformano in compost.

Tra gli obiettivi delle nuove direttive è previsto il riciclo entro il 2025 per almeno il 55% dei rifiuti urbani (60% entro il 2030 e 65% entro il 2035): nello stesso tempo, si vincola lo smaltimento degli stessi in discarica (fino ad un massimo del 10% entro il 2035). Il 65% degli imballaggi dovrà essere riciclato entro il 2025 e il 70% entro il 2030. I rifiuti tessili e i rifiuti pericolosi delle famiglie (come vernici, pesticidi, oli e solventi) dovranno essere raccolti separatamente dal 2025 e, sempre a partire dal 2025, i rifiuti biodegradabili dovranno essere obbligatoriamente raccolti separatamente o riciclati a casa attraverso il compostaggio. Per quel che riguarda la discarica, il pacchetto Ue limita la quota di rifiuti urbani da smaltire a un massimo del 10% entro il 2035.

L’Italia, nell’ambito dell’industria europea del riciclo, può dirsi già molto avanti classificandosi – secondo lo studio annuale “L’Italia del riciclo” realizzato dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e dall’Unione imprese Economia Circolare Fise Unicircular – al terzo posto con un tasso di riciclo al 67%, per il recupero degli imballaggi, dopo Germania (71%) e Spagna (70%). Ogni anno dal riciclo riceve 12 milioni di tonnellate di materie prime per l’industria nazionale.

Il 2020 del resto farà segnare un nuovo record in Italia per i rifiuti. CONAI, il consorzio nazionale imballaggi, prevede circa 11,3 milioni di tonnellate di imballaggi recuperati, pari all’83,2% dell’immesso al consumo: di questi 9,7 milioni di tonnellate avviati a riciclo, vale a dire il 71,6% dell’immesso al consumo.

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