LA MIA MISSION: Virare verso un nuovo modello economico-ecologico

Clima: l’America di Biden ha capito tutto. Ora tocca a noi

«Abbiamo un disperato bisogno di una risposta nazionale unificata alla crisi climatica. Perché sì, c’è una crisi climatica, e non possiamo più aspettare: lasciamoci guidare dalla scienza», ha detto Joe Biden, presidente degli Stati Uniti,  presentando i nuovi ordini esecutivi per contrastare il cambiamento climatico. Si tratta della più grande retromarcia in tema ambientale dell’intera storia degli Stati Uniti,  che allontana l’America dalla deregulation in materia dell’energia fossile.  Una buona notizia per tutti. Chi, come me, combatte da sempre per una società sostenibile e per una nuova economia ecologica, negli ultimi quattro anni si era sentito decisamente solo.

 

Poche ore dopo il suo insediamento, Biden con un provvedimento ha dato il via libera agli USA per rientrare negli Accordi di Parigi sul Clima.

L’appuntamento ora è per il prossimo 22 aprile, data non a caso coincidente con l’Earth day, la giornata mondiale per la Terra: giorno in cui il nuovo presidente ha convocato un vertice mondiale sul clima. Secondo quanto riportato dal il New York Times, Joe Biden ritiene il tema una priorità di sicurezza nazionale e a breve istituirà anche una task force per definire in tempi stretti un piano di azione per ridurre le emissioni di inquinanti.

Per ora l’America si guarda e punta a far pulizia soprattutto in casa propria: questo vuol dire nuove politiche per portare  al blocco delle nuove concessioni per estrazione di combustibili fossili, alla sostituzione di tutti i veicoli pubblici con mezzi elettrici (misura simbolica ma significativa del nuovo corso in atto) ma soprattutto, puntare ad una convinta politica sugli investimenti nel solare, nell’eolico e nell’efficienza energetica degli edifici.

L’obiettivo è segnato:  l’ azzeramento delle emissioni da petrolio, gas e carbone nella produzione elettrica entro il 2035 e nell’intera economia americana entro il 2050.

 

John Kerry, inviato presidenziale per il clima ed uno degli attori dell’accordo di Parigi del 2015,  ha già sollecitato il mondo ad aumentare le ambizioni della lotta contro il cambiamento climatico: «l’accordo di Parigi (nel cui perimetro gli Usa stanno rientrando, ndr) non è abbastanza», ha detto nel suo primo intervento di presentazione.

Ma non solo. Proprio ieri Kerry ha detto che il prossimo vertice Onu sul cambiamento climatico, la Cop 26 in programma a novembre nella città di Glasgow, rappresenta «l’ultima buona occasione» per il mondo di evitare le peggiori conseguenze del riscaldamento globale.

Avreste mai immaginato un salto così importante nella visione politica? Fino a pochi anni fa nessuno avrebbe potuto prevederlo. Eppure, la strada è ancora lunga.  Il piano da 2.000 miliardi di dollari troverà forti opposizioni in Congresso mentre le industrie petrolifere già avvertono che faranno di tutto per combattere una strategia che considerano una minaccia alla loro stessa sopravvivenza.

Un impegno, quello di Biden e della nuova Amministrazione americana che, considerando la sua influenza geopolitica, potrebbe giovare al mondo intero. La lotta, quindi, diviene adesso di ogni singolo paese, di ogni singolo parlamentare e cittadino: guardare insieme dalla stessa parte, ad un orizzonte che contempli nuova economia ecologica, in grado di ripristinare un’economia dal volto umano.
Tocca a noi.

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